Disturbi di personalità
Il disturbo di personalità è riferito agli individui i cui tratti di personalità e il relativo comportamento sono disadattativi con l’ambiente di vita in modo pervasivo, inflessibile e permanente, coinvolgendo la sfera cognitiva, affettiva, interpersonale, fino al caso limite di causare una condizione di disagio personale soggettivo clinicamente significativa. Rispetto ai disturbi mentali propriamente detti dove vi è sempre significativo disagio personale, in genere i sintomi dei disturbi di personalità sono più attenuati, ma persistenti ovvero egosintonici (accettabili per la persona) e alloplastici (la persona tende a cambiare l’ambiente, non sé stesso).
Si ha una frequente comparsa dei disturbi di personalità durante l’adolescenza, ma tali disturbi presentano delle differenze, talvolta significative, rispetto agli adulti.
Un disturbo di personalità è definito come un modello abituale di esperienza o comportamento che si discosta notevolmente dalla cultura a cui l’individuo appartiene e si manifesta in almeno due delle seguenti aree: esperienza cognitiva, affettiva, funzionamento interpersonale e controllo degli impulsi (area comportamentale).
Il pattern deve presentarsi in un’ampia gamma di situazioni sociali e comportare una condizione di disagio, personale, sociale e lavorativo, clinicamente significativa, anche se questo non è sempre riconosciuto dal paziente, il quale manca di insight, ossia non si rende conto del proprio impatto sugli altri e non tende a cercare aiuto.
La disadattività può insorgere nella prima metà della vita adulta ma può essere visibile già nell’infanzia, generalmente è stabile nel tempo e presenta un carattere inflessibile e pervasivo nelle diverse aree della vita, inoltre, comporta conseguenze in termini di sofferenza soggettiva e limitazioni nelle relazioni e nell’area lavorativa.